giovedì 24 gennaio 2013

Riproduzione fotografica digitale, una alternativa alla scansione


Prima parte, il negativo bianco e nero

Tutti conosciamo la diffusissima procedura chiamata scansione che permette di digitalizzare le pellicole fotografiche.
Ma quando vogliamo scansionare le pellicole fotografiche negative in bianco e nero, vi sono alcuni problemi da affrontare.

Il limite tecnico che hanno tutti gli scanner è dato dal fatto che quando si scansionano le pellicole negative bianco e nero, non è possibile applicare la pulizia digitale ICE, ma cosa è ICE?
ICE è una azzeccata soluzione hardware e software. E' semplice ed efficiente: in aggiunta alla lettura dei tre canali RGB che rilevano i colori dell'immagine, vi è un quarto canale che “legge” il fotogramma nella lunghezza d’onda dell’infrarosso.
La pellicola è completamente trasparente a questa lunghezza d’onda, mentre ma non lo sono i graffi, la polvere ecc..Una volta rilevati i difetti, viene creata una mappa del fotogramma e in base a questa la funzione ICE, in modo digitale, ricostruisce le parti mancanti al termine della scansione.
I risultati sono sorprendenti e le correzioni apportate da ICE sono praticamente invisibili.
Il limite sta nel fatto che ICE non è utilizzabile con le diapositive Kodachrome e con le pellicole in bianco perché contengono cristalli di alogenuro d’argento che non sono trasparenti all’infrarosso.
L’impossibilità di applicare questa utile tecnologia comporta successivamente uno snervante lavoro di  “spuntinatura e ritocco” digitale.

Avendo la necessità di digitalizzare le mie vecchie negative in bianco nero, (circa 10.000 foto in formati diversi) ho scartato l’opzione “scansione” dopo vari tentativi, sia per i lunghi tempi necessari allo scanner, sia per l’impegno richiesto dalla successiva postproduzione.

Ho letto in vari forum che molti hanno provato a fotografare le negative con i più incredibili “accrocchi”, ma ho sempre visto pubblicate delle riproduzioni decisamente scadenti con contrasti molto elevati e basso dettaglio oltre a  fotogrammi “trapezoidali”, segno evidente della imprecisione della centratura ottica fra la macchina fotografica e il fotogramma da riprodurre. 

Sfruttando l’esperienza accumulata in molti anni di lavoro e delle attrezzature presenti in studio, mi sono messo al lavoro e dopo alcune modifiche, ho assemblato un banco per riproduzioni estremamente solido (pesa 70Kg.)
I primi test mi hanno fornito dei risultati che indicavano la giustezza della strada intrapresa.

Ho successivamente provveduto a ottimizzare ulteriormente l’attrezzatura, (principalmente nella parte di generazione della luce) e ho finalmente ottenuto dei risultati all’altezza delle mie aspettative.

Ecco la comparazione fra la scansione a 2400 dpi  eseguita con Nikon Super Coolscan 5000 ED e la “Riproduzione digitale”